La terapia ormonale sostitutiva (TOS) è utilizzata in tutto il mondo da milioni di donne per ritardare e attenuare i sintomi tipici e a volte fastidiosi della menopausa.
Essa prevede la somministrazione di estrogeni, associati ad una specifica dose di progestinici, che consentono di riequilibrare l’organismo riportandolo ad uno stato simile al periodo dell’età fertile.
Sin dal periodo che precede la menopausa, molte donne si ritrovano a fare i conti con l’insonnia, alterazioni dell’umore, improvvise vampate di calore, secchezza vaginale, riduzione della libido, disturbi che possono compromettere la qualità della vita e dell’intesa sessuale con il partner, ma non solo. Col tempo, la mancanza di estrogeni, può generare la comparsa di patologie come l’osteoporosi e malattie cardiovascolari.
Quando questi sintomi si prolungano per molto tempo, ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva rappresenta una necessità. Tuttavia la TOS è consigliata esclusivamente in presenza di una chiara indicazione che tenga in considerazione sintomi specifici e somministrata per il tempo necessario che coincide con la manifestazione sintomatologica.
Un grande studio americano (Women’s Health Initiative – Whi) pubblicato all’inizio degli anni 2000, che aveva lo scopo di valutare gli effetti degli estrogeni e del progesterone nel prevenire malattie cardiovascolari, tumori ed osteoporosi, alla fine mostrò un aumento del rischio di avere infarti, trombosi venose e di sviluppare un tumore al seno. Ovviamente questi risultati generarono panico in tutto il mondo e ci fu un drastico decremento dell’utilizzo della TOS.
A distanza di anni, c’è da specificare alcune cose. Prima tra tutte che questo studio è stato condotto già su donne ad elevato rischio (obese, con vita sedentaria, di età media elevata) e soprattutto per periodi molto prolungati.
Ad oggi è risaputo ed è fondamentale somministrare una TOS “personalizzata” a ciascuna donna, in base alla sintomatologia ed ai fattori di rischio, per cui a donne che incorrono in menopausa precoce (sia essa spontanea o iatrogena) e a donne sintomatiche che hanno un maggior rischio di sviluppare osteoporosi od eventi cardiovascolari.
La scelta e la dose dei farmaci dipende dall’età, dalle condizioni generali e dallo stile di vita. Circa il 30% delle donne in menopausa non ha bisogno di alcuna terapia sostitutiva. È buona norma, sottoporsi ogni anno a visite ed esami e non assumere la TOS per più di 5 anni consecutivi.
Un altro punto fondamentale è la correlazione tra TOS e tumore al seno. Con successivi studi a quello del 2002 è stato confermato che l’aumento del rischio era associato ad un uso combinato di estrogeni e progesterone superiore a 5 anni, a dosi molto più elevate di quelle che si utilizzano in Italia.
L’utilizzo dei solo estrogeni non aumenta in maniera significativa il rischio di un tumore al seno, tuttavia, aumenta la percentuale di rischio di sviluppare un carcinoma dell’endometrio. Nelle donne che abbiano subito per altri motivi un’isterectomia, ossia l’asportazione dell’utero, la TOS con soli estrogeni sembrerebbe invece avere addirittura un effetto protettivo nei confronti del tumore mammario.
In ogni caso il rischio di sviluppare un tumore al seno ritorna ad essere quello della popolazione generale a 5 anni dalla sospensione della TOS.
In ultimo, se assunta dietro consiglio medico specialistico, scegliendo la giusta dose di farmaci e la migliore via di somministrazione per periodi accettabili, non va temuta e diventa un aiuto importante nel contrastare i sintomi della menopausa nel breve periodo, quali vampate di calore, insonnia, alterazione dell’umore e secchezza vaginale, e nel lungo periodo, riducendo il rischio cardiovascolare e l’insorgenza dell’osteoporosi.