Adele Lambiase
La tua serenità, il mio obiettivo.

Adele Lambiase
La prevenzione è l'atto d'amore più grande che una donna possa avere per se stessa.

Adele Lambiase
Rimandare non è la soluzione. Pink different!

Adele Lambiase
Abbi cura di te.

Home » Blog » Protesi al seno: quali esami diagnostici eseguire
Protesi al seno: quali esami diagnostici eseguire

Per aumentare il volume del proprio seno molte donne ricorrono ad un intervento di chirurgia plastica chiamato mastoplastica additiva che consiste nell’impianto di protesi mammarie al gel di silicone coeso. Tra le principali preoccupazioni di una donna in attesa di una taglia in più c’è sicuramente quella di non poter fare diagnosi precoce di tumore mammario con i routinari esami diagnostici. Ma in realtà non è così!

Infatti, la presenza delle protesi al seno non ostacola la diagnosi precoce né quando vengono inserite per motivi estetici, né quando vengono utilizzate per ricostruire un seno dopo l’asportazione chirurgica.

Essendo infatti posizionate al di sotto della ghiandola mammaria o più frequentemente del muscolo pettorale, gli impianti protesici consentono di eseguire una visita senologica senza particolari complicanze oltre ad eseguire indagini strumentali di I e II livello, permettendo di diagnosticare eventuali neoplasie come nelle donne con seno naturale.

È possibile sottoporsi ad un’ecografia mammaria senza difficoltà con possibilità di rilevare piccole formazioni nodulari e, allo stesso tempo, controllare lo stato di integrità delle protesi.

Anche in caso di mammografia, l’esame può essere eseguito senza complicanze ma richiede un approccio specifico, per cui è sempre buona norma avvertire i tecnici di radiologia che eseguiranno l’esame e la compressione della mammella di essere portatrici di protesi mammarie. Esistono infatti delle procedure, come la “manovra di Eklund”, che consente di ottenere una corretta diagnosi mammaria eseguendo uno spostamento manuale delle protesi verso la parete toracica, in modo da non farle venire compresse nel radiogramma. Tale manovra non sempre è effettuabile perchè dipende da determinate caratteristiche dell’impianto, come le dimensioni, la sede, ecc. Ma con l’avvento della tomosintesi la sensibilità della mammografia in una donna con protesi è sovrapponibile a quella di una con seno naturale.

Infatti, le mammografie con tomosintesi consentono di acquisire proiezioni mammografiche da diverse angolazioni, permettendo una ricostruzione tridimensionale, esaminando ottimamente il tessuto mammario anche in presenza di protesi.

Per quanto riguarda la risonanza magnetica, l’esame va eseguito con o senza mezzo di contrasto, sulla base di ciò che dobbiamo valutare. Essa va eseguita senza mezzo di contrasto, nel dubbio di lesione dell’impianto in silicone; mentre nel caso si voglia analizzare un nodulo sospetto, studiandone i tempi di vascolarizzazione, bisogna sempre ricorrere all’utilizzo del mezzo di contrasto.

Per cui, sfatiamo il mito che le donne con protesi non possano sottoporsi ad ecografia o mammografia, o ancora peggio, che siano esenti dal tumore al seno. Il rischio di sviluppare un tumore mammario è lo stesso della popolazione generale ed è per questo che i controlli strumentali di prevenzione vanno eseguiti con la stessa periodicità, in base ai fattori di rischio. Ciò che è importante al momento dell’esecuzione di qualsiasi tipo di esame diagnostico mammario è segnalare al personale sanitario la presenza di protesi al seno.