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La fisiologica evoluzione della ghiandola mammaria

La mammella femminile è un organo in continua evoluzione. Nel corso della vita, infanzia, pubertà, gravidanza, allattamento e menopausa sono le fasi che definiscono la metamorfosi del seno, del suo aspetto e delle sue funzionalità.

Se durante l’infanzia il seno è uguale per entrambi i sessi, a partire dalla pubertà la mammella della donna subisce un evidente cambiamento, grazie allo stimolo degli ormoni sessuali prodotti dalle ovaie. Gli estrogeni infatti determinano la maturazione della ghiandola e l’aumento di volume del seno.
Con la crescita del tessuto ghiandolare e adiposo, il seno si presenta più tondo, l’areola tende ad ingrandirsi e a divenire più scura mentre i capezzoli iniziano a sporgere.

La successiva fase di cambiamento per il seno della donna è la gravidanza, che porta alla reale maturazione della ghiandola mammaria. Nel complesso il seno appare più grande: già nei primi mesi di gestazione, gli acini deputati alla produzione del latte diventano progressivamente più grandi, i capezzoli si ingrandiscono e scuriscono, mentre i tubercoli di Montgomery delle areole si ampliano rendendo più sensibile la mammella. Inoltre la pelle del seno diventa più lucida e si accentua la presenza delle vene. La ghiandola è pronta per allattare, aspetta solo che il nascituro si attacchi al seno; con lo stimolo della suzione ci sarà la produzione e la secrezione del latte. Alla fine dell’allattamento, il seno torna ad essere come prima, con il rischio di una riduzione delle fibre elastiche e la possibilità di comparsa delle smagliature.

Dopo l’allattamento, l’ultima fase di evoluzione fisiologica della mammella è la menopausa. Durante questo periodo il seno è per lo più caratterizzato da tessuto adiposo a discapito di quello ghiandolare. Si verifica infatti un’involuzione fibro-adiposa dei corpi ghiandolari ed il seno si presenta pertanto meno compatto e sodo.