Ad ogni prima visita è mia cura farvi qualche domanda sull’età della prima mestruazione, sulle gravidanze e l’allattamento o sull’assunzione di terapie ormonali. Ciò, vi assicuro, non è per mia curiosità, ma serve ad identificare i fattori protettivi e quelli di rischio per lo sviluppo di un tumore al seno.
In Italia, il carcinoma mammario è il tumore più frequente nel sesso femminile e colpisce ben 1 donna su 8, in particolare in età compresa tra i 35 e i 55 anni. Una diagnosi precoce è di fondamentale importanza per la cura e la prognosi della malattia.
Poiché i fattori causali determinanti il cancro che interagiscono tra loro sono molteplici, la valutazione individuale del rischio di ammalarsi per ogni donna diventa complicata ed approssimativa.
Vediamo insieme quali sono i principali fattori di rischio, tra i quali a farla da padrone c’è sicuramente l’ormonodipendenza.
Ma andiamo per ordine.
L’età è il fattore di rischio più importante. Il tumore al seno, molto raro tra i 20 ed i 30 anni, mostra una rapida crescita fino ai 45 anni, con un plateau verso la menopausa ed una successiva ripresa più lenta. In epoca premenopausale la comparsa del tumore è influenzata soprattutto da fattori genetici ed ormonali, in postmenopausa è legata a fattori ambientali.
Familiarità. C’è un aumento del rischio in donne che hanno parenti di primo grado (madre, sorella, figlia) ammalate di cancro al seno, in special modo se il tumore è bilaterale e si è manifestato in premenopausa.
Storia ormonale. L’età della prima mestruazione (menarca) precoce ed una menopausa tardiva aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno; allo stesso modo una gravidanza in età giovanile riduce il rischio di un tumore mammario rispetto ad una gravidanza a termine dopo i 35 anni.
L’uso di contraccettivi orali per oltre 10 anni comporta un aumento del rischio per l’effetto della stimolazione prolungata dell’epitelio dei dotti mammari da parte degli estrogeni e del progesterone. Tuttavia, tale rischio è basso e si annulla dopo 6 anni dall’interruzione della terapia. Lo stesso vale per la TOS (terapia ormonale sostitutiva) utilizzata per attenuare i disturbi della menopausa. L’assunzione per più di 5 anni aumenta il rischio di sviluppo di un tumore al seno. Tale rischio è maggiore per le associazione di estroprogestinici rispetto ai preparati con i soli estrogeni.
L’allattamento al seno per almeno 12 mesi cumulativi è un accertato fattore protettivo.
Avere una mammella radiologicamente “densa” è di per sé un fattore di rischio, indipendentemente da altri fattori.
L’ereditarietà. Mutazioni dei geni BRCA 1 e BRCA 2 aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno rispettivamente del 45-60% e del 25-40% rispetto alla popolazione generale.
Infine, una sana alimentazione, ricca in fibre, frutta e verdura, e l’assunzione di cibi a basso indice glicemico e basso contenuto di grassi saturi, associata ad attività fisica quotidiana e all’astensione dal fumo riduce il rischio di sviluppare il tumore al seno. Per lo più, adottare uno stile di vita sano vale non solo per questo tipo di tumore, ma anche per tanti altri.