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Il tumore della tiroide

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla che si trova al centro del collo, deputata alla produzione degli ormoni tiroidei, importantissimi nella regolazione del metabolismo, della crescita, dell’attività cardiaca, del sistema nervoso.

Molto spesso è possibile, tramite un’ecografia del collo, riscontrare la presenza di un nodulo tiroideo, che può o meno determinare l’aumento di volume della ghiandola, configurando il quadro del gozzo tiroideo. Nel 90% dei casi questi noduli sono benigni, nell’altro 10% si tratta di lesioni maligne.

Il cancro della tiroide rappresenta circa il 4% di tutti i tumori e colpisce soprattutto le donne di età compresa tra i 40 ed i 60 anni. Molto spesso non danno alcun segnale e vengono riscontrati per caso durante un’ecografia di routine.

Tra i più frequenti ricordiamo i tumori papilliferi e follicolari (forme ben differenziate), che rappresentano circa l’85-90% dei casi; essi presentano come fattori di rischio la carenza di iodio od ancora l’esposizione a radiazioni ionizzanti, oltre alla familiarità. Una forma meno comune è quella midollare (5-7%), appartenente ad una categoria di tumori eredo-familiari che prende il nome di sindrome delle neoplasie endocrine multiple (MEN). Infine esistono delle forme scarsamente differenziate (5%) e delle forme anaplastiche (2-3%), a prognosi peggiore rispetto a quelle ben differenziate, che invece hanno una crescita lenta ed un’elevata sopravvivenza a lungo termine.

Come abbiamo già accennato in precedenza, molto spesso non danno alcun sintomo e vengono scoperti casualmente durante un’ecografia del collo. Infatti, la funzionalità della ghiandola non è quasi mai alterata dalla presenza del nodulo ed il paziente non ha alcun disturbo specifico. Particolare attenzione va posta alla regione latero-cervicale, zona in cui vanno ricercati eventuali linfonodi patologici.

Per quanto possa bastare un’ecografia per la diagnosi di nodulo tiroideo, non esiste alcuna forma di screening per la prevenzione del tumore della tiroide. Infatti non esistono marcatori specifici nel sangue e molti tumori possono rimanere silenti per molti anni. Sarebbe utile sottoporsi alla palpazione del collo, alla ricerca di eventuali noduli palpabili ed in caso di sospetto clinico, sottoporsi ad un’ecografia tiroidea, che confermerà o meno la presenza della lesione. Si può successivamente eseguire un prelievo di sangue per la misurazione degli ormoni tiroidei (TSH, fT3 ed fT4), per accertare il funzionamento della tiroide, anche se nella maggior parte dei casi, la loro eventuale anomalia è da ascrivere ad una patologia infiammatoria o autoimmune più che tumorale. Importante è anche la misurazione degli autoanticorpi anti-tireoglobulina ed anti-perossidasi per escludere o confermare concomitanti fenomeni autoimmuni e la calcitonina, che se elevata è indicativa di carcinoma midollare.

Se è vero che un’ecografista esperto può non solo identificare un nodulo, ma anche orientarsi sulla benignità o malignità della lesione sulla base delle caratteristiche morfologiche della stessa, l’unico esame che ci consente di fare diagnosi di certezza è l’agoaspirato sotto guida ecografica (FNAC).

Quando si tratta di noduli molto grandi, che si approfondiscono oltre il giugulo o che deviano la trachea, può essere necessario eseguire una TC od una RMN, che mostrano con più precisione i rapporti della ghiandola con le altre strutture del collo (linfonodi, laringe, esofago, trachea) o del mediastino, al fine di programmare al meglio l’intervento chirurgico di asportazione.

Dopo l’intervento di tiroidectomia, devono essere somministrati gli ormoni tiroidei che in condizioni normali produce la ghiandola. Nel sospetto di un rischio di recidiva, a completamento delle procedure chirurgiche si può somministrare dello iodio radioattivo (ablazione del residuo post-chirurgico), allo scopo di ridurre le recidive locali o le metastasi a distanza in casi selezionati.